Maurizio Aprea

Ultimo boccone

Maurizio Aprea

Ultimo boccone

Maurizio Aprea - Ultimo boccone - Emopittura, Cerotemografia

Ultimo boccone- Cartone preparatorio

Immagini da Ultimo boccone, con una didascalia sui contenuti, sono state pubblicate nel primo numero del 2013 di Galatea – European magazine, insieme a 4 giorni a Davos, articolo-reportage dello scrittore e sceneggiatore Emmanuel Carrère.

Un  cartone preparatorio terminato nei primi mesi del 2013, racconta del crollo del sistema finanziaro,  a seguito della profonda crisi, da tempo preannunciata, scoppiata con lo sgonfiarsi della bolla immobiliare alla fine del 2006 negli Stati Uniti e delle gravissime ripercussioni sociali che ha determinato, tra cui – la più immediata – la perdita per milioni di famiglie del bene-diritto fondamentale dell’abitazione. Racconta dell’ormai acclarato ruolo centrale delle banche nell’espansione a livello globale della crisi per le pratiche predatorie nell’effettuare i prestiti, per mancanza di un’efficiente supervisione da parte dei governi, per le scommesse degli investitori – incuranti delle conseguenze sociali – fatte senza le necessarie verifiche. Le immagini accennano anche al passato, agli innumerevoli disastri economici, sociali, umani, che lo strapotere del sistema bancario ha da sempre provocato, potere che spesso si presenta ‘per bene e filantropico’ ma che non esita a ricorrere all’efferatezza non appena rischia di essere messo in dubbio.

Maurizio Aprea - Ultimo boccone - Visione in negativo

Ultimo boccone – Visione in negativo

Della foto dell’opera è stata pubblicata anche una immagine negativa che può apparire “positiva” e vitale: i bioresidui combusti in basso diventano leggere e nivee figure, il personaggio al centro riacquista sembianze umane, lo sfondo è iridiscente come una carta natalizia. Questa trasposizione apre un varco all’ambiguità del sogno e  dell’immaginazione e nel contempo sottolinea la reale negatività rappresentata nell’originale.

“Gli edifici che si ammassano a creare un fondale prospetticamente incongruo per punto di vista e dimensione sono banche. Tra lo spettatore e il fondo un personaggio, la controparte, nell’atto di giocare una partita. Nei documenti ufficiali, notarili, contrattuali, le parti si definiscono come una contro l’altra. Alla destra del personaggio (testimonial reale di una pubblicità bancaria), è posto un palazzo forse il più importante (BCE) in equilibrio precario o già in caduta. Il palazzo affonda su un terreno-muro fatto di planimetrie di case che, spostando lo sguardo a destra si fondono in una immagine – impressa sul muro -, una icona, che deriva da un fotogramma dell’attentato di Dallas del ‘63. In basso, in primo piano, bioresidui combusti o esausti, dissanguati e il frammento di filo spinato, in alto, è il frammento del cancello di Auschwitz, Arbeit macht frei.” [Immagine e testo in corsivo pubblicati in Galatea – European magazine, n° 1-2013]

Davos – Centro congressi

In 4 giorni a Davos Emmanuel Carrère e Hélène Devynck – inviati della rivista XXI, offrono un reportage dalla piccola e isolata città di montagna svizzera dove si svolge il World Economic Forum Annual Meeting in cui i potenti della terra si mettono in scena a convegno.

I reporter giungono con le domande “che si pone l’occidentale medio di fronte allo spettacolo di un capitalismo finanziario ossessionato dal profitto, insensibile alle sue conseguenze sociali, alle vertiginose disuguaglianze […]. Un capitalismo che privatizza i guadagni e socializza le perdite, che considera gli Stati come una eredità sovietica, ma che conta su di loro per essere aiutato quando gira il vento” […]

Ma i cronisti si trovano davanti a un teatro dell’assurdo che maschera cinismo e ipocrisia: “Fare il massimo del profitto e poi il massimo del bene, oppure, per i più raffinati, fare il massimo del bene facendo il massimo del profitto è il ritornello del Forum”. E, a proposito dell’incredibile discorso ufficiale: “Le parole usate da tutti: preoccupazione sociale, dimensione umana, coscienza globale, cambiamento di paradigma. […]

Maurizio Aprea - Ultimo boccone - Vista obliqua

Ultimo boccone – Vista obliqua

Una cosa che ci stupisce fin dal primo giorno è il profumo di new age che avvolge questo meeting di maschi dominanti con vestiti su misura. Il secondo giorno la sensazione diventa inquietante, il terzo non se ne può più, si soffoca in questa nuvola di discorsi e di slogan che sembrano usciti direttamente dai manuali di sviluppo del personale e di positive thinking.” Poi la rivelazione: “E all’improvviso ci diciamo che è questa la vera Davos dei signori del mondo: non i grandi e nobili discorsi del centro congressi, né le rapide interviste ufficiali né le feste esclusive di Google o del New York Times, ma questi incontri informali nelle sale appartate dove ci si mette d’accordo con mezze parole.”

Interessante è il racconto finale sui due giovani veterani del charity businnes, molto simpatici, ma che investono in prodotti derivati Damiens Hirst: “Hirst è la trasposizione nel campo artistico di un sogno finanziario, l’effetto leva spinto ai suoi eccessi: investimento minimo – in talento e onestà, e diciamo questo senza voler offendere nessuno – e rendimento massimo. Il jackpot assoluto. E’ logico che sia l’artista preferito di questi ragazzi, così simpatici, così positivi, così sinceramente convinti che quello che è bene per l’umanità sofferente lo sia anche per il loro conto in banca.”